LE ARCATE
La Storia
I primi cenni storici conosciuti di questo antico palazzo risalgono al XVI secolo dove sorgeva una casa colonica con campi coltivati e fattoria.
Nel 1971 il nobile pisano Vincenzo Poschi innalza, amplia e orna questa sua residenza di campagna, come recita una lapide che egli pone sul prospetto esterno.
Inserita nel centro abitato di Pugnano, lungo le pendici collinari, essa sorge in un territorio denso di rilevanti presenze architettoniche utilizzate dai nobili come residenze estive.
Il viale d’ingresso posto in mezzo al giardino all’ italiana precede l ‘imponente facciata della Villa dove padroneggia il grande orologio funzionante con numeri romani.
Palazzo Poschi, come gli altri palazzi del lungomonte Pisano, entra a far parte del rivoluzionario periodo in cui le residenze agricole venivano sottoposte a trasformazione artistica e architettonica che hanno caratterizzato la fine del 1700 e l’inizio del 1800.
Questo incentivo di edificare, ampliare, modificare e abbellire le ville, le chiese e persino le più sobrie ‘’case da padrone’’ ha attivato Architetti, pittori e scultori pisani e forestieri, proponendo soluzioni pittoresche e architettoniche con linee neoclassiche e romantiche, inserendo opere artistiche tra natura e artificio.
Tutto ciò prende forma nella sala Principale al piano terra, dove gli elementi architettonici (possenti colonne doriche) si aprono su i paesaggi selvaggi dipinti sullo sfondo. Così come nella saletta adiacente chiamata Napoleone per la sua rappresentazione di un paesaggio marino e di facciate delle chiese distrutte, proprio come era consueto fare dal famoso condottiero.
Altri ornati di gusto neoclassico sono dipinti sulle volte dell’ingresso secondario, come neoclassica è l’elegante figura allegorica dell’Aurora che pare sconfiggere le tenebre, dominando il soffitto della saletta Venere al piano terreno insieme con un cocchio trainato da due colombe.
Salendo per le scale di ferro battuto e pietra serena, ci si imbatte in un pianerottolo con divanetti e grandi specchi che si affaccia alla sala rossa, dove padroneggia un imponente lume in stile Maria Teresa.
Al secondo piano, ci si imbatte in un salone con travi a vista completamente affrescato e
recentemente ristrutturato dove si possono ammirare i dipinti del Pochini con scene quotidiane di vita portuale.
Ogni scena è incorniciata a tromp-l’oleil da festoni, mascheroni, cornucopie, nastri e girali di acanto.
Utilizzando stampe, il Pochini mescola elementi tratti dai repertori iconografici del cosiddetto “rovinismo” a immagini di vita portuale annotate dal vero.
Ogni veduta è come un sipario che si apre sul molo di Livorno con quinte di architetture fantasiose. Le persone che gravitano intorno al porto sono i protagonisti delle rappresentazioni: facchini, saccaioli, barchettaioli, catrai, navicellai e schiavi del bagno dei Forzati sono colti nel momento del lavoro, mentre i mercanti sono dipinte a mò di sigla consueta nel linguaggio dei pittori di vedute portuali livornesi. Le imbarcazioni sono descritte nei particolari costruttivi e sono differenziate per tipologia, grandezza e vessilli.
Da un confronto analogico con le altre costruzioni del lungomonte, si deduce che, oltre il Pochini, Giovanni Corucci, allievo del Tempesti e Giuseppe Natilli siano gli autori degli apparati pittorici di questa villa.
Nel corso degli anni la villa ha subito alcune modifiche a causa delle diverse destinazioni d’ uso. è stata infatti, oltre a dimora estiva di nobili, scuola elementare, falegnameria, comando dei Tedeschi nella seconda guerra mondiale e palazzo con diverse abitazioni per famiglie del paese.
Nella ristrutturazione dei dipinti infatti sono stati trovati molti fori nelle parerti, poiché negli anni ’50 i maestri della scuola elementare ( frequentata per altro anche dall’attuale proprietario Stefano) attaccavano con i chiodi le cartine sui muri e gli abitanti stendevano i fili da muro a muro per l’essiccazione degli ortaggi coltivati nei giardini interni.
La villa stava subendo la degradazione dovuta agli anni e all ‘incuria fino a che nel 1989 gli attuali proprietari Stefano e Patrizia l’hanno acquistata e ristrutturata. la ristrutturazione è durata fino al 1997 quando hanno finalmente iniziato l’attività lavorativa con lo storico ristorante Le Arcate.
A distanza di 20 anni il progetto di ristrutturazione completa è giunto finalmente a termine, poichè è stato ripristinato anche il secondo piano e la mansarda dove sorgeva un antico granaio.
Fino ad oggi questi spazi erano inutilizzati, mentre oggi ospitano nove meravigliose camere da letto e suite affrescate con i dipinti originali dell’ epoca.